Il dolore al ginocchio dopo la corsa è una condizione che si può presentare durante la preparazione di un runner, sia questo agonista o amatoriale.
Solitamente l’atleta si ritrova in una di queste situazioni:
- dolore interno al ginocchio: questa forma inizia durante l’allenamento e incrementa con il passare dei chilometri. In questo caso l’origine del dolore può essere ricondotta a una sofferenza dei menischi.
- dolore puntiforme ben localizzato. È tipico di un sovraccarico tendineo, può essere nella parte anteriore del ginocchio (tendine rotuleo) o nella parte mediale (dove si inseriscono i tendini della zampa d’oca). Si presenta all’inizio dell’allenamento, migliora dopo pochi minuti per poi ritornare al termine della corsa o addirittura 24h dopo.
- fastidio diffuso intorno al ginocchio, superiormente o ai lati della rotula. Dovuto a sovraccarico della cartilagine e altre strutture del ginocchio.
Ma perché succede?
La causa è quasi sempre uno sbilanciamento tra la capacità di tollerare sforzi da parte del ginocchio (o di una sua parte) e dello stress a cui è stato sottoposto.
Cosa fare?
Non bisogna terrorizzarsi e smettere di correre, soprattutto perché si potrebbe compromettere la preparazione e perdere condizione atletica.
È importante analizzare alcuni aspetti per agire intorno al dolore, diminuire o convivere con i sintomi e riprogrammare gli allenamenti per rendere la struttura più forte.
Dove portare l’attenzione?
- programma di allenamento: fare in modo che sia cucito sulla persona e sulla sua capacità attuale
- gestione del recupero: integrare l’allenamento di fondo con quello contro resistenze in modo che uno non influisca negativamente sull’altro. Di più non è sempre meglio
- forza degli arti inferiori e del core: il pensiero che un runner non debba allenare la forza è uno degli errori più grandi che si possa fare
- mobilità articolare: zone ipomobili possono portare eccessivo carico sui tessuti vicini, zone ipermobili sono le più soggette a infortuni da overuse.
- meccanica della corsa: quando tutto il resto è in ordine può essere importante da valutare.
La cosa più importante è capire che nella maggior parte dei casi non è il tessuto ad essere il problema, ma la quantità di stress a cui lo sottoponiamo rispetto alla attuale capacità del nostro corpo di gestirlo.